IL CIMITERO DI EDIMBURGO, UNA META PER I CACCIATORI DI FANTASMI


Oggi conoscerete una metà molto importante da visitare, se avete la fortuna di recarvi in Scozia. Nell’immaginario comune la Scozia è  da sempre terra di misticismo, paura, spiriti e fantasmi. Famosi i suoi bellissimi  castelli, ricchi di leggende.

Durante le ore di luce, il cimitero di Greyfriars è un bellissimo giardino delle anime. Le lapidi secolari, ricoperte di muschio, sono inserite in una cornice fatta di erba verdissima, alberi e vialetti, e ispira tanta serenità a percorrerli.

Il posto diventa un parco dove poter passeggiare, mangiare nella pausa pranzo, leggere e vivere un momento di pace. E non importa se piove o c’è il sole, lo scenario è sorprendente, sempre! 

Greyfriars Bobby Il nome del cimitero deriva direttamente da quello dell’ordine







monastico dei francescani a cui apparteneva: Greyfriars vuol dire letteralmente “frati grigi”. La comunità francescana di Edimburgo fu sciolta a metà del XVI secolo, lo stesso periodo in cui venne costruita la chiesa che si erge tra queste tombe.

 Si pensò di fare lì un nuovo cimitero perché il camposanto della chiesa di San Egidio (Saint Giles nota come la Cattedrale di Edimburgo) era ormai pieno e non c’era più spazio per seppellire nemmeno un altro corpo in tutta la città. Questo cimitero è un esempio di quelli che vengono chiamati “graveyard” e non “cemetery” dato che le tombe si costruirono attorno ad una chiesa (in scot “Kirk”). Le prime tombe che vi si trovano risalgono al XVI secolo, mentre le più recenti sono del XIX e custodiscono, tra gli altri, i corpi di molti personaggi famosi che hanno vissuto in città in questo lasso di tempo, tra i quali James Hutton, l’architetto J. Craig e il famoso cagnolino Bobby.

 Soprattutto quest’ultimo è diventato una vera e propria mascotte di Edimburgo. Bobby era un piccolo Skye Terrier che quando il suo padrone morì volle rimanere nel cimitero  a fare la guardia alla sua tomba e non si mosse di lì per ben 14 anni. 

A quanto pare, il cane si allontanava solo per andare a mangiare al bar che si trovava all’entrata, che oggi porta il suo nome. Tra le altre cose il cane si guadagno' un posto nel cuore dei custodi perche' dava la caccia ai topi che infestavano il cimitero. Questa storia commosse tanto gli abitanti della città che, in un’epoca in cui alla morte del padrone veniva ucciso anche l’animale, non solo salvarono la vita di Bobby, ma lo nominarono cittadino di Edimburgo perché potesse essere seppellito nello stesso cimitero, accanto al suo padrone. 

Oggi, infatti, è possibile vedere la tomba di “Greyfriars Bobby” proprio accanto all’entrata del cimitero. Non è difficile individuarla grazie alla quantità di regali lasciati dai visitatori, soprattutto peluche e bastoncini “per farlo giocare”. Ma uno sguardo al di là del nostro naso ci fa scoprire che siamo in un luogo incantato. Lo scorcio dei palazzi della Old Town, costruiti a ridosso l’uno dell’altro, il famoso dislivello architettonico di Edimburgo, il castello arroccato, le guglie che spuntano dovunque si poggino gli occhi… praticamente pare di essere entrati in una fiaba! 

Non ci si stupirà quindi scoprire che J. K. Rowling, la scrittrice di “Harry Potter”, amava passeggiare per questo cimitero, prendendo ispirazione da luoghi, paesaggi, atmosfera e nomi incisi sulle lapidi. Tutto filtrato dalla sua potente capacità creativa, in un mix che ci ha regalato un fenomeno letterario senza eguali. 

La parola poltergeist proviene dal tedesco e vuol dire “spirito rumoroso” (geist, spirito, e poltern bussare). Un termine che da anni ormai accompagna la storia del cimitero di Greyfriars, collocandolo in un’atmosfera di terrore e sgomento. Per comprendere le origini della vicenda, bisogna fare un salto indietro nel tempo, alla metà del XVII secolo. In questo periodo la Scozia era dilaniata da lotte religiose, cominciate quasi un secolo prima con la diffusione della dottrina protestante presbiteriana. La decisione del re Carlo I di introdurre la fede anglicana anche nel nord della Gran Bretagna fu affrontata con astio dai cittadini scozzesi.

 Gli attivisti religiosi presbiteriani firmarono il National Covenant (il patto nazionale della Scozia) proprio nella chiesa di Greyfriars, il 28 febbraio del 1638, da cui il nome covenanters, i Covenanti. Dopo la firma, i Covenanti si ribellarono contro il sovrano ed ottennero una temporanea vittoria. Ma la contentezza durò poco, perchè il nuovo sovrano, Carlo II, figlio del precedente, sconfisse i Covenanti a Bothwell Brig (1679): da quel momento  comincia quello che gli storici conoscono come "the killing time", una delle pagine più buie della storia della Scozia.

 Dopo la battaglia finale, più di 1200 firmatari del patto furono incarcerati, torturati e condannati in un luogo che ancora oggi troviamo all’interno del cimitero, la “Covenanter’s Prison” (la prigione dei Covenanti). Una prigione a cielo aperto che, considerate le condizioni climatiche dell’inverno scozzese, era già di per sé un castigo considerevole. 250 di loro vennero deportati come schiavi in America, ma il naufragio dell’imbarcazione, al largo delle Isole Orcadi, provocò la morte di quasi tutti i passeggeri.

 Nel frattempo, i prigionieri in attesa di giurare fedeltà al re furono lasciati a combattere contro le intemperie e soprattutto contro le torture psicologiche attuate dai loro carcerieri: il trattamento era crudele e ad alta prova di resistenza. Molti furono successivamente impiccati a Grassmarket, ed a volte seppelliti proprio a Greyfriars.

 Nessuno di loro uscì vivo da quei cancelli. George Mackenzie ordinò la strage dei presbiteriani. Questi era il braccio destro del Re, purtroppo la sua  attitudine spregiudicata e spietata gli valse il nome di Bloody Mackenzie (Mackenzie “il sanguinario”). 

La sua tomba, denominata The Black Mausoleum, il mausoleo nero, si erge scuro e freddo proprio a pochi passi dalla prigione, quasi a voler intimorire i ribelli anche dopo tanti anni dalla sua morte. 

Attualmente nel cimitero di Greyfriars si può passare davanti alla prigione dei covenanters. Un luogo che ha accumulato negli anni così tanta sofferenza, a causa delle  morti violente e ingiuste da diventare uno dei siti più famosi al mondo per attività paranormali. 

Queste attività vantano una lunga tradizione in questo cimitero, ma è solo a partire dagli anni ’90 che si è assistito ad un aumento vertiginoso del fenomeno, che ha attirato l’attenzione e la curiosità di molti. Pare che una sera un vagabondo entrò nel poco accogliente mausoleo per riparsi dal freddo, in cerca di un riparo,vuoi per un caso  o forse per una vendetta dei i covenanters, fatto sta che si ritrovò improvvisamente nella cripta sottostante, tra un mucchio di ossa ammuffite. Il poveretto scappò via a gambe levate, quando vide ergersi un'ombra grigia che pretendeva le mani scheletriche verso di lui.

Dopo qualche giorno una donna testimoniò di essere stata spinta all’indietro da una folata di vento gelido, dopo essersi affacciata tra le fessure del mausoleo. In quei giorni circa venti persone ammisero di essere state attaccate da forze invisibili e inspiegabili.

 Il comune della città decise di chiudere prigioni e mausoleo, consentendo l’accesso nel 1999 soltanto a J. Henderson, uno studioso di fenomeni paranormali. Tra il 1990 e il 2006 sono stati segnalati circa quattrocento fenomeni tra cui percezione di punti caldi e punti freddi, rumori nel sottosuolo, ringhia.

 Persone che sentirono sbalzi emotivi fortissimi, e scoppiavano in lacrime, svenimenti o avvertivano sensazioni di nausea. Insomma, il poltergeist di Mackenzie diventò un fenomeno tra la gente. 

Nel 2000 il reverendo Colin Grant fu chiamato ad esorcizzare la zona, ma ammise che nel luogo c’erano talmente tante energie, troppo potenti per lui, al punto che sentiva tremare il cuore come mai gli era successo al punto di temere per la sua stessa vita. E in effetti morì dopo poche settimane, guarda caso, per un infarto. 

Qualche tempo dopo ci fu un nuovo tentativo di esorcismo che purtroppo  fallì. 

Il cimitero di Greyfriars negli anni ha continuato ad accumulare molto interesse,ma anche terrore. Anche i più scettici avrebbero modo di ricredersi, se avessero l'occasione di rimanere soli in questo cimitero,dopo aver conosciuto la storia che ha segnato per sempre questa zona. 

Testimonianze di intrepidi ghost hunters hanno avuto modo di raccogliere fenomeni paranormali molto importanti che fanno immaginare che di notte i fantasmi dei covenanters, dannati e straziati da tanto dolore, sbuchino fuori e oltrepassino la soglia della prigione per andare a vendicare la propria morte e prendere d’assalto il black Mausoleum.

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